PRESENTAZIONE
DELL'AUTRICE DEL LIBRO
"TRANSLESBISMO: ISTRUZIONI PER L'USO
Manuale teorico/pratico per transgender e donne lesbiche"
Nuova Edizione
updated
28/10/07
Il
translesbismo in Italia è un fenomeno, ancor prima che una parola,
di frontiera. Non ho dubbi che se si facesse un sondaggio, chiedendo
quale sia il significato di questo termine, non più di una persona
su 10.000 darebbe una risposta anche solo parzialmente corretta.
Del resto è del 2007 la definizione di transgender, raccolta
fra la gente, per la quale la risposta è stata “un cibo
geneticamente modificato” (sic!).
Nonostante una certa ignoranza su questa realtà, il translesbismo
è comunque un fenomeno, poco visibile, ma in evoluzione costante.
E - al di là della definizione bizzarra sopra citata per il termine
transgender - in realtà non è così difficile comprenderne
il significato; in fin dei conti è una parola che si spiega da
sola: translesbismo è l’orientamento sessuale rivolto verso
le donne di una persona transgender da maschio a femmina (operata o
non operata).
Si nasce uomini, ci si sente donne e (ma) si amano, si desiderano sensualmente
le donne.
Quindi si transiziona da maschio a femmina e si vive o si cerca di vivere
la propria vita affettiva alla pari di una qualsiasi altra donna lesbica.
La domanda più frequente che una translesbica si sente rivolgere
è: «ma se ti piacciono le donne non potevi rimanere uomo?»,
come se il sentirsi maschi o femmine, uomini o donne, fosse una conseguenza
del desiderio sessuale eterodiretto.
Se così fosse – per ragionamento inverso - le lesbiche
non sarebbero donne, i gay non sarebbero uomini, mentre la storia e
l’antropologia ci dimostrano che molti uomini gay sono stati sia
uomini, sia “maschi” esemplari ed altrettanto sono state
sia donne, sia “femmine” esemplari molte donne lesbiche.
Se pertanto l’essere uomo o donna non è una conseguenza
del nostro orientamento sessuale, non è difficile immaginare
che, anche fra le persone che nascono maschi, ma hanno una identità
di genere femminile, vi sia una certa percentuale di lesbiche.
Lesbiche come qualunque altra donna? Beh, affermare questo concetto
come verità assoluta, come una sorta di dogma, è il primo
fondamentale errore che una translesbica possa compiere nel suo cammino
di percezione da parte delle altre donne. Errore ben più grande
se le donne in questione sono anche lesbiche. La etero, in fin dei conti
ti guarda, ti ascolta, ti “sente” (to feel) e poco altro
per introiettarti come donna piuttosto che come qualcosa di diverso
da sé, estraneo da sé. Con le lesbiche c’è
un elemento in più, e che elemento! Il sesso, l’attrazione
sessuale che – per sua natura intrinseca – non rappresenta
una mera introiezione identitaria incorporea, ma include anche, in maniera
più profonda, il corpo, visto anche come oggetto di attrazione
sessuale. E sia chiaro che non mi sto riferendo al “quanto la
trans passi” come donna o al quanto sia bella, ma, fondamentalmente,
al come porta il proprio corpo, il proprio volto, la propria voce, la
propria gestualità e – ancor prima – al come manifesti
la propria forma mentis e tutto quanto faccia “percezione d’identità
sessuata”. Quindi, con le lesbiche, il corpo entra in gioco in
misura maggiore e comunque diversa. Per far si che una lesbica possa
o non possa includere una “transgender lesbica” entro i
propri confini di attrazione dei sensi - anche solo potenziale –
senza mettere in discussione il proprio orientamento sessuale, è
necessario un passaggio in più.
Se una donna lesbica (ed escludo le bisex) è attratta da una
transgender, vi fa l’amore e vi instaura una relazione, non potrà
che vivere la propria compagna come donna.
C’è poi la differenza fra la trans lesbica operata ai genitali
e quella non operata. Un elemento che a in prima battuta è spesso
determinante per aumentare di molto la possibilità di essere
“vissute come donna” dalle lesbiche. In realtà, per
mia esperienza, questo fattore ha la possibilità di diventare
meno determinante – qualora si abbia la possibilità e si
sia in grado, nel relazionarsi quotidiano, di far superare questa barriera
attraverso l’espressione di tutto il resto del proprio essere
donna. Non sempre è sufficiente, ma di norma lo è con
quella parte di donne lesbiche le cui relazioni hanno una componente
affettiva predominante su quella strettamente sessuale.
Questo libro si propone di far comprendere come una translesbica possa
aiutare ed aiutarsi a farsi percepire come donna, ma anche di far conoscere
alle lesbiche lo “specifico trans” ed a farlo vivere come
un elemento non “estraneo da sé”, ma più semplicemente
come un “simile a sé con specifici altri”.
Non quindi uguali ma neppure aliene.
Un libro che si propone fondamentalmente - qualora nasca un’attrazione
fra una donna lesbica e una translesbica - di non far sentire la donna
meno lesbica e di non far entrare la trans nella “paranoia”
del bisogno di accettazione (quando non diventa addirittura pretesa).
Un libro che possa consentire - laddove nascesse questo tipo di amore
- di non farlo rovinare dalle nostre convinzioni, condizionamenti, pretese
e pregiudizi.
In realtà non è necessario che nasca un amore perché
questo “manualetto” possa risultare utile. Le “istruzioni
per l’uso” per coppie trans/lesbiche, sono fondamentalmente
un pretesto per tentare di mandare un messaggio di superamento degli
stereotipi e pregiudizi reciproci fra due realtà che, in questi
ultimi anni, stanno entrando ed entrano sempre più spesso in
contatto, ma altrettanto spesso in modo confuso e pieno di pregiudizi.
Utile quindi anche a qualunque donna lesbica che semplicemente si ponga
delle domande o conosca una translesbica e non sappia bene come comportarsi.
Utile anche alle translesbiche per inserirsi in un ambiente lesbico
senza dover necessariamente creare scompiglio e “partitini”
del “si, e donna”, “no, non è donna”.
Utile, infine e soprattutto, a qualunque donna che si interroghi sul
significato del Genere e – nello specifico – del Genere
femminile e delle sue forme molteplici.
E – se poi un amore trans/lesbico dovesse davvero nascere o già
è nato in mezzo a paure e difficoltà – ha anche
lo scopo di far risparmiare qualche soldino che talvolta finisce nelle
tasche di psicoterapeuti/e quasi sempre impreparati/e e con i loro bei
pregiudizi addosso. Un risparmio energetico ed economico, sia per le
translesbiche che si dovessero sentire “sbagliate” ad essere
tali, sia per quelle lesbiche che si dovessero innamorare di una trans,
specie se non operata, a non entrare in crisi con la propria identità
lesbica. Crisi che talvolta viene ancora indotta da qualche amica “lella”,
che “spara”, magari in pubblico e un po’ schifata
i propri pregiudizi con un «ma allora ti piacciono gli uomini!!»
et similia.
Vivere l’amore, quando nasce, è un’esperienza troppo
bella e arricchente per essere distrutta ancor prima che possa esprimersi
a causa di pregiudizi che – come tali - sono quasi sempre sbagliati,
imprecisi e questi sì, “devianti”.
Inoltre – se lo specifico trans in parte diversifica il rapporto
“da donna a donna” - non è detto che questo fatto
debba necessariamente essere una disgrazia, anzi!
Non vi è nessun valido indizio a favore del fatto che allargamenti
del concetto di “gender”, abbiano in sé il gene del
disastro annunciato..
Infine, al di là della scintilla dell’amore o di sentimenti
profondi, questo vuole essere uno fra i primi tentativi di ponte fra
due realtà così vicine, e spesso così restie ad
approfondire reciprocamente le proprie specificità. Atteggiamento
più frequente tra le lesbiche perché costrette a ripensare
il concetto di identità di genere, che non fra le translesbiche,
invece bisognose di accettazione vera, e non – come spesso appare
– una sorta di caritatevole benevolenza sotto cui cova la cenere
del pregiudizio.
Offrire un testo su cui iniziare a discutere, ancor prima del voler
dimostrare qualcosa, è la sfida impervia di questo esperimento.
Nota Bene: questo volume è diviso in due grandi sezioni. Quella
dei suggerimenti alle translesbiche e quello dei consigli alle lesbiche.
Suggerimenti alle prime e consigli alle seconde per rispetto e consapevolezza
di non essere al 100% super partes, per quanto io possa averci provato.
Il consiglio che mi permetto però di dare è quello di
leggere, chiunque voi siate, entrambe le sezioni, se volete davvero
capire il senso di questo scritto.
Infine, lo ribadirò più volte, questo libro va letto in
una prospettiva di analisi sociologico/statistica e quindi assolutamente
non esaustiva delle centinaia di casistiche individuali che possono
fare eccezione agli esempi proposti.
Mirella Izzo