PRESENTAZIONE
DELL'AUTRICE DEL LIBRO
"PERPETUE RIFRAZIONI
NUOVA EDIZIONE"
Di
norma le poesie non si “spiegano” ai propri lettori.
Né intendo farlo io, salvo casi eccezionali, in cui sia tecnicamente
necessario.
Molte poesie saranno però accompagnata da un testo scritto. Non
intendo limitare le sensazioni di chi legge, raccontando i significati
più palesi e più reconditi delle mie modeste rime, ma
solo raccontare il contesto in cui sono state scritte, il perché
sono nate. Attraverso di esse, inoltre, accenni autobiografici che spiegano
il mio interesse per alcuni temi piuttosto che altri.
Mi dicono che sono “una buona penna”. Lo dicono quando scrivo
articoli sui giornali o su web, quando mi diletto in piccoli saggi sugli
argomenti che mi stanno più a cuore e persino per l’unico
esperimento di narrativa in cui mi sono cimentata. Meno frequentemente
ho avuto analoghi feedback per i miei tentativi poetici, nonostante
alcuni di questi hanno avuto l’onore di essere stati pubblicati
sul sito “lesbico ma non solo” www.fuorispazio.net.
Non so se sia perché la poesia non sia “la mia strada”
o perché da me ci si aspetti tutt’altro genere di scritti:
fondamentalmente politici, sociali e rivendicativi dei diritti delle
persone transgender.
Eppure è da qui che parto con il mio primo esperimento di pubblicazione
“on demand” e di pubblicazione su carta “tout court”
(a parte alcuni articoli sui quotidiani “Il Manifesto” e
“Liberazione”).
E l’ho fatto un po’ per questioni logistiche di maggiore
facilità di assemblaggio degli scritti, ma soprattutto perché
- nella poesia e solo nella poesia - riesco a staccarmi da un antico
bisogno, da una antica dipendenza che nasce dove nascono i ricordi della
mia vita: la sensazione di non riuscire a comunicare per davvero.
Un’insoddisfazione che mi ha portata a sviluppare un linguaggio
talvolta prolisso. E’ raro che, parlando, io esprima un concetto
una sola volta, ed anche negli scritti spesso accade e solo dopo molte
“revisioni” riesco ad ovviare (non sempre a dire il vero)
a questo difetto. La sensazione del non essere capita è così
intensa da portarmi a reiterare un’idea – specie nel linguaggio
parlato - fino a che qualcuno non mi “stoppi” e mi dica:
“ehi… guarda che ho capito!”
Non è di certo un gran pregio. E’ buffo ma quando mi sono
stati commissionati degli articoli su quotidiani o li ho proposti io,
ovviamente mi sono anche state assegnate un numero di battute entro
il quale stare e, devo dire, sia Liberazione sia il Manifesto sono stati
generosi con me, opinionista per caso su temi border line come il transgender.
Ebbene i miei tempi creativi hanno sempre subito lo stesso processo:
un’ora per scrivere 20.000 battute e revisionarle ed il resto
della giornata per limare e arrivare alle fatidiche 4.000 richieste.
Non ho problemi a riempire una pagina di un qualsiasi cosa in un italiano
mediamente corretto e in tempi record. Il mio problema è svuotare
le ridondanze, asciugare i concetti.
E la poesia, forse grazie al mio amatissimo Ungaretti e la sua invenzione
dell’Ermetismo, insieme alla poesia orientale zen, mi ha aperto
un mondo di possibilità.
Soltanto attraverso l’espressione poetica riesco a liberarmi da
questo incubo.
Asciugare diventa un piacere perché nella forma poetica, più
lo fai e più crei uno spazio vuoto. Uno spazio vuoto che più
è ampio e più consente a chi legge di “sentire”
e metterci quelle parti di sé che entrano risuonano nel proprio
diapason emozionale, con le parole del poeta.
Non più il bisogno d’essere compresa e capita, ma il piacere
del passaggio da “capire” a “sentire”. Comunicare
non più mera comprensione o passaggio di informazioni e idee,
ma semplici emozioni condivise bypassando il più possibile la
mente. Arrivare al “cuore” ed eventualmente solo successivamente
produrre un’elaborazione mentale e critica con la mente: il processo
opposto all’espressione verbale, orale o scritta, in forma di
prosa.
Per questo io amo la poesia. La scrivo da quando avevo 14 anni anche
se con un decennio di black out.
Dopo eventi della mia vita particolarmente significativi, ho sentito
il bisogno di tornarvi sopra. Proprio perché questi eventi sono
così particolari che se dovessi tentare di spiegarli in prosa,
non credo riuscirei mai ad arrivare al cuore. E alcune cose che tratto
in queste pagine solo il cuore le può capire. Il cuore non ha
molte parole e la poesia (almeno la mia) nasce da lì.
Per questa ragione non amo e non seguo gran ché della poesia
contemporanea.
Per me una poesia deve essere compresa (magari a diversi livelli) sia
da chi ha la terza media, sia da chi ha la massima cultura possibile.
Questo è il mio scopo e anche il mio target di lettori.
Certo vi è un tentativo di ricerca d’espressione, ma comunque
consapevolmente dilettantesca, volutamente più emozionale che
stilistica.
Infine gli argomenti.
Forse questo è il vero elemento di novità di questo libro.
Il tentativo di scrivere in forma di poesia su argomenti su cui raramente
altri autori si sono cimentati.
Ambiziosa? Sempre, anche a costo di fare brutte figure. L’importante
è tentare… Provare a comunicare è per me un must
che risale ai primi ricordi della mia vita. Se ci si riesce meglio,
ma piuttosto che l’ignavia, vale la pena provarci. E poi –
alla fine - è chi legge che stabilisce se una poesia trasmette
un’emozione.
Dicevo dei temi.
Nascono dalla mia vita vissuta e, nella mia biografia, i passi più
significativi sono stati:
• la transizione di genere da maschio a donna;
• l’essere transgender lesbica (translesbismo);
• l’essere transgender e femminista (transfemminismo):
• l’avere subito un intervento a cuore non battente in Circolazione
Extra Corporea e con l’inserimento di ampie parti meccaniche nel
mio corpo;
• l’essermi ammalata di fibromialgia e non avere superato
affatto la tanto decantata unione fra “macchina” e corpo
umano, così amata nella letteratura cyber e nei film fantascientifici;
• La veloce corsa verso l’inabilità fisica dopo l’intervento
e quindi l’handicap e l’invalidità civile che io
ho ai suoi massimi punteggi;
• L’essere discepola di Osho ;
• Il sentirmi da sempre “straniera in terra straniera”
che mi ha portata a vivere ed esplorare anche situazioni estreme o poco
conosciute.
Da
questa biografia nascono la maggior parte delle mie rime.
Il corpo che muta, l’amore fra due donne, di cui una prepuziata,
la malattia e la sofferenza.
Le mie rime sono divise in “capitoli” e ovviamente comprendono
anche un capitolo di poesie d’amore. Queste sono le uniche a fare
eccezione a molte delle cose qui scritte in prefazione. Come è
da sempre e per tutti, sono semplici poesie d’amore. Certo anche
in esse, talvolta, rientra il tema trans/lesbico perché sono
tutte poesie dedicate a donne che ho amato e mi hanno amata dopo la
mia transizione: da donna a donna. Ma l’universalità del
linguaggio amoroso è dato dal fatto che solo dettagli separano
le diverse esperienze di ognuna e ognuno di noi. La sostanza è
sempre simile. Per questa ragione ho esplorato un territorio nuovo:
l’amore translesbico che ha una sua peculiarità rispetto
all’amore descritto dalla grande poetessa Saffo e da tutte le
donne lesbiche che le sono succedute nel cimentarsi nell’arte
del canto d’amore fra donne
Buona lettura
Mirella Izzo
Genova, 22 luglio 2007
Nuova edizione - 30 settembre 2007
Un
consiglio per la lettura
Per
motivi grafici, i testi in prosa precedono le poesie e quindi inducono
alla lettura sequenziale: prima la prosa e poi la poesia.
Mi permetto di consigliare, girata una pagina, di leggere prima la poesia
e solo dopo volgere gli occhi a sinistra per immergersi nei singoli
preamboli. Sebbene nessuno di questi testi “spieghi la poesia”,
spesso vengono rivelati contesti ed altre informazioni che possono influenzare
la percezione emotiva del testo in “rima” (si fa per dire,
rima).
Soltanto se venendo a conoscenza di questi dati o considerazioni, se
ne sente il bisogno, si può sempre rileggerla anche dopo per
verificare se il testo viene diversamente percepito, compreso, condiviso.
Ovviamente è solo un consiglio, ma credo che questo modo di affrontare
il libro sia quello più corretto, sebbene io non sia una poetessa
e questo non sia un vero e proprio libro di poesie. Lo è, nel
senso che è “anche” di poesie, ma non solo.
Mirella Izzo
30 settembre 2007